giovedì 6 giugno 2024

La divisione del regno


Dopo la morte del re Salomone, il regno unificato di Israele si divise in due entità politiche separate: il Regno di Israele a nord, con Geroboamo come primo re, e il Regno di Giuda a sud, con Roboamo come sovrano. Questa divisione fu il risultato di tensioni politiche ed economiche accumulate durante il regno di Salomone, quando concentrò il potere e aumentò le tasse per finanziare i suoi progetti.

Dopo la divisione del Regno di Israele sotto Geroboamo I, si aprì un periodo tumultuoso sia nel Regno di Israele (a nord) sia nel Regno di Giuda (a sud).

Geroboamo, insediatosi al nord, affrontò la sfida di mantenere coesione politica e religiosa nel nuovo regno. Per impedire che le tribù settentrionali continuassero a recarsi a Gerusalemme per adorare al Tempio, eresse vitelli d’oro a Dan e Betel come centri alternativi di culto. Questo gesto fu considerato una grave apostasia dai profeti del tempo, che avvertirono delle conseguenze spirituali e politiche di allontanarsi dai comandamenti di Dio.

Nel frattempo, nel Regno di Giuda, Roboamo cercò di consolidare la sua autorità sulle tribù meridionali, mantenendo Gerusalemme come capitale e promuovendo la continuità della dinastia davidica. Sebbene Giuda conservasse un legame più stretto con le tradizioni religiose stabilite al Tempio di Gerusalemme, dovette affrontare sfide interne e occasionali conflitti con il Regno di Israele.

Entrambi i regni, Israele e Giuda, conobbero periodi di prosperità e di difficoltà nelle loro storie separate. Tuttavia, la divisione segnò un punto di svolta nell’identità politica e religiosa del popolo di Israele, influenzando i futuri sviluppi e le dinamiche regionali nel Levante antico.

Oltre alle questioni religiose, il Regno di Israele soffrì di ingiustizia sociale e corruzione. Profeti come Amos e Osea denunciarono l’oppressione dei poveri, lo sfruttamento economico e la mancanza di equità nella società, accusando i capi di Israele di trascurare le loro responsabilità morali ed etiche.

Dal punto di vista politico, i re di Israele cercarono alleanze con potenze straniere invece di affidarsi alla protezione e alla guida di Dio. Queste alleanze spesso portarono Israele in conflitti e situazioni compromettenti che indebolirono la sua autonomia e contribuirono alla sua rovina.

Nonostante gli avvertimenti e le ammonizioni dei profeti, che chiedevano pentimento e ritorno a Dio, il regno settentrionale continuò nell’apostasia. Questa mancanza di pentimento, insieme al persistere di pratiche religiose e politiche false, portò infine alla distruzione di Israele e alla sua conquista da parte degli Assiri nel 722 a.C.

In sintesi, i peccati del Regno di Israele includevano idolatria persistente, ingiustizia sociale, corruzione politica e l’alleanza con potenze straniere invece di confidare in Dio. Questi fattori furono determinanti per il collasso e la scomparsa del regno settentrionale nella storia antica di Israele.

Durante il regno di Acab in Israele, che aveva introdotto il culto di Baal, apparve il profeta Elia come messaggero di Dio. In un tempo di grande apostasia e siccità, Dio lo incaricò di presentarsi davanti al re Acab e annunciare che non ci sarebbe stata pioggia in Israele finché lui non lo avesse dichiarato.

Dopo aver pronunciato questa profezia, Dio ordinò a Elia di recarsi al torrente Cherit, a est del Giordano, dove sarebbe stato nutrito dai corvi. Questo è significativo perché, secondo la legge ebraica, i corvi erano considerati impuri e quindi inadatti ai riti religiosi. Tuttavia, qui i corvi agirono come agenti della provvidenza divina.

Durante il suo soggiorno presso il torrente, Elia bevve dalle sue acque e ricevette pane e carne portati dai corvi, mattina e sera. Questo atto miracoloso di nutrimento da parte dei corvi non solo dimostrò la provvidenza soprannaturale di Dio per il Suo servo in un periodo di grave siccità, ma sottolineò anche la fedeltà e il potere di Dio su tutte le circostanze, comprese le limitazioni naturali e culturali.

Nessun commento:

Posta un commento